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giovedì 26 febbraio 2009

Il "Caso" Moro ... chi e quanti c'erano quel giorno in Via Fani?




Roma, 16 marzo 1978, Via Mario Fani all'incrocio con Via Stresa.
Uno degli aspetti che maggiormente colpisce chi si accinga a leggere le tante carte processuali è dato dal fatto che sembrerebbe, sia pure da una loro lettura sommaria, che a nessuno abbia mai interessato accertarsi seriamente delle identità e del numero effettivo delle persone presenti la mattina della strage di Via Fani in quel luogo, nel senso che nessuna verifica investigativa è stata fatta neppure in questa direzione, come in e per altri determinanti aspetti dell'intera vicenda.
Il Brigatista RossoValerio Morucci, in diverse occasioni, ha fatto i nomi di sette persone, uomini e donne, suoi compagni di lotta e di assassinio, indicandoli in: Mario Moretti, Raffaele Fiore, Bruno Seghetti, Franco Bonisoli, Prospero Gallinari, Barbara Balzerani e, ovviamente, in sè stesso.
In una intervista rilasciata per televisione molti anni dopo i fatti di via Fani, gli si è rischiarata la memoria e si è premurato di indicare altri due nomi, oltre quelli già riferiti nelle sue audizioni, ossia quelli di Alvaro Lojacono e di Alessio Casimirri.
Come si ricorderà, il primo, Alvaro Lojacono, era stato arrestato e processato in Svizzera, dove si era nel frattempo rifugiato; mentre il secondo, cioè Alessio Casimirri, non è stato mai catturato, ma, piuttosto, sembrerebbe che si sia rifugiato in Nicaragua, dove è stato visto, fotografato e persino intervistato.
Lì, cioè in Nicaragua, ha aperto un ristorante e vive tranquillo e, magari, anche in pace con sè stesso, con gli altri e con la propria coscienza, pur avendo analoghe, se non eguali responsabilità di quelle dei suoi compagni di assassinio, e senza avere mai scontato un solo giorno di prigione.
Il Morucci, infine, fa anche il nome di una decima persona, ossia quello di Rita Algranati, che, poi, dovrebbe essere la stessa persona che si identifica per la moglie di Alessio Casimirri, la quale, secondo il piano studiato e messo a punto dalle BR per compiere la strage della scorta ed il rapimento dell' On. Moro quella mattina del 16 marzo 1978, aveva il compito di fare da "civetta" ossia, a bordo ed alla guida di un motorino, doveva intercettare e segnalare per tempo al commando brigatista in agguato l'arrivo dell'auto su cui viaggiava l'On. le Moro e di quella che la seguiva e su cui viaggiavano alcuni degli uomini che componevano la sua scorta.
Anche la Rita Algranati è stata segnalata in Nicaragua e la cosa è di certo verosimile, atteso che, appunto, essendo la moglie di Alessio Casimirri, non poteva non ricongiungersi col proprio "compagno".
Il Morucci, a questo punto delle sue rivelazioni dilazionate, assicura ed arriva addirittura a giurare di avere detto veramente tutto ciò che sapeva sulle identità e sul numero delle persone che hanno preso parte alla strage di Via Fani ed al rapimento dell'On. le Aldo Moro.
Ma, come sempre accade nella vita a tutti quelli come lui, le sue rivelazioni postume e le sue verità, che dovrebbero denotare, nelle sue aspirazioni ad essere reputato dai suoi simili come un
uomo ravveduto, magari pentito e reso migliore dall'esperienza, che, per rendere più credibili, non esita a corroborare con un giuramento, che si rivela invero solo come uno spergiuro, cozzano con quella verità vera, che viene sempre fuori, in un modo o nell'altro, nelle vicende umane, al di là degli e nonostante gli ostacoli che le si frappongono, e non si conciliano per nulla con ciò che è emerso comunque, oltre i suoi racconti e le sue verità, che, se davvero tali, sono solo parziali.
Residuano, infatti, ai racconti del Morucci, almeno cinque misteri mai accertati da alcuno.
Ma di questi si tratterà nelle apposite sezioni ad essi dedicate e che seguiranno.
Avvocato Salvatore Cirolla