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giovedì 27 dicembre 2007

L'opinione di Pippo...

E Pippo cosa ne pensa?...

mercoledì 5 dicembre 2007

Legalità e Giustizia.


Si sente spesso, nei dibattiti, nelle conferenze, nelle dichiarazioni d'intenti e nei proclami ufficiali delle classi dirigenti, un insistente richiamo alla legalità, al vivere la legalità, al praticare la legalità, all'essere per la legalità, al credere nella legalità, al lottare per la legalità, eccetera.
Non si sente mai o quasi alcun riferimento alla giustizia, intesa non tanto e non solo nel senso della giustizia giudiziaria, quanto e piuttosto nel senso della giustizia sociale ed economica.
Viene legittimamente da chiedersi e da chiedere ai tanti che ne parlano con tale frequenza se insistano così pervicacemente sul tema della legalità, perchè ne sono intimamente convinti o se, piuttosto, lo facciano solo per indurre i cittadini in errore, al punto da confonderla con la giustizia.
Perchè, a seconda dei casi, vi sarebbero due distinte conclusioni da trarne, fondatamente: nel primo caso, ove essi stessi siano convinti che la legalità e la giustizia si identifichino, nel senso che, per essi, non intercorre alcuna differenza tra i due concetti di legalità e di giustizia, si tratterà di prendere atto soltanto della loro ignoranza in materia e desumerne che la induzione in errore di chi è costretto ad ascoltare le loro dichiarazioni in punto assume i caratteri della colposità; mentre, nel secondo caso, ossia ove e se essi abbiano consapevolezza del fatto che ci sia - se ci sia, come, in effetti c'è, ed è enorme e sostanziale - una grande differenza tra legalità e giustizia, bisognerà concludere che non si trovino in buona fede quando propinano certe affermazioni e che forse le fanno egualmente solo perchè non hanno la capacità, il coraggio, la forza o la volontà di operare per la giustizia, di fare sì che ci sia una società più giusta o di essere essi stessi giusti.
Lo si impara fin dai primi giorni di frequenza di una Facoltà di Giurisprudenza che una legge ben può essere assolutamente ed obiettivamente ingiusta e la storia ce ne da innumerevoli esempi. Ciò nonostante va rispettata ed osservata lo stesso; non perchè sia giusta o condivisibile, ma semplicemente perchè è una legge.
Dunque una legge siffatta non può ritenersi un valore assoluto, come taluno vorrebbe inculcare.
Sarebbe tale solo se e nella misura in cui fosse non solo una legge, ma legge giusta e condivisa.
Tra la Giustizia e la Legalità intercorre, più o meno, la stessa differenza che c'è tra l'Etica e l'Etichetta, nel senso che è molto facile imbattersi in persone che hanno un grande senso ed una spiccata propensione alla stretta osservanza formale delle regole, quali che esse siano, magari per la sola convinzione che questo modo di atteggiarsi nelle relazioni sociali procuri loro un credito ed una considerazione che non riuscirebbero ad ottenere altrimenti, sebbene nell'intimo dell'animo ed in sè stesse, siano prive di ogni valore morale, di ogni freno e di ogni rispetto per gli altri.
Ma è assolutamente impossibile trovare una sola persona, dotata di autentica Moralità, che non sia anche convintamente ossequiosa delle regole, e che, quando queste sono ingiuste od immorali, non sia quasi naturalmente indotta ad essere la loro più severa critica e la più accanita e strenua propugnatrice della loro riforma e della loro riconduzione in ambiti moralmente corretti, condivisi ed accettabili.
Se si cercasse di fare le cose come andrebbero fatte, si racconterebbero meno sciocchezze e, forse, avremmo la soddisfazione di vedere o di vivere in una società più giusta e meno ipocrita.
Avvocato Salvatore Cirolla