Pagine

giovedì 17 dicembre 2009

L'attentato di Milano a Silvio Berlusconi.





















Milano, 13 Dicembre 2009.

Introduzione - Il grave fatto accaduto a Milano, al termine di una manifestazione pubblica tenuta dal partito politico capeggiato dal Presidente del Consiglio dei Ministri in carica del nostro Paese, mi ha dato lo spunto per una riflessione circa le varie possibilità estrinsecative delle condotte criminali in uso anche nel nostro tempo ed in ordine alle varie superficialità informative dei moderni mezzi di comunicazione, che ci notiziano quasi sempre su tutto, con un'apprezzabile tempestività, ma che non vanno mai al di là di ciò che apparentemente sembra che sia.

Al tempo stesso, quel fatto mi ha denotato le gravi lacune e le enormi carenze dei sistemi di sicurezza approntati ed ai loro deludenti risultati, nonostante i notevoli impieghi e dispendi di uomini, mezzi e risorse, che, al di là di ciò che ha amato (e si è precipitato a) dire il Ministro degli Interni, sono solo ciò che tutti abbiamo visto e non ciò che lui ha voluto farci credere che siano.
La mia riflessione è improntata esclusivamente a valutazioni di carattere pratico e scientifico e prescinde da ogni considerazione di carattere politico, poichè, politicamente, non mi colloco né tra i sostenitori di Berlusconi o del suo partito, né tra i suoi avversari, né, tanto meno, tra i suoi tanti nemici, siano essi politici o personali.

Quello stesso fatto, che, personalmente, mi ha non poco indignato, come uomo e come italiano, che ha sempre rispettato tutti ed ognuno, anche le tante pietre calpestate nel proprio cammino, mi ha suggerito inoltre l'idea di creare una nuova Sezione su questo modestissimo Blog, dedicata appunto ad ogni fatto similare e denominata sintonicamente Crimini Contemporanei, per mezzo della quale si tenterà di apportare un modico e speriamo anche utile contributo ad una più giusta e reale visione di certi fatti di criminalità del nostro tempo, visti ed inquadrati sempre in una chiave obiettiva e scientifica e non mai di parte o, peggio ancora, strumentale o superficiale.


Il fatto -


Lo Psico-labile -

Il soggetto attivo del reato commesso ai danni del Presidente del Consiglio dei Ministri è una persona psico-labile, a dire delle notizie dateci dai nostri mezzi di comunicazione, e questo, dai modi e dai toni usati, vorrebbe implicare che sarebbe, per ciò solo, un soggetto non imputabile o, magari, soltanto parzialmente o relativamente imputabile per il reato dallo stesso commesso.
Se così davvero è, dovremmo cercare di capirne un pò di più circa il significato della espressione psico-labile ed in ordine a quale delle categorie della scienza medica la si può collocare.

Prima di rispondere a tale quesito, vediamo cosa si intende con essa nella nostra madre lingua e cosa con quella definizione ne intendono i medici nell'ambito delle loro categorizzazioni.

Dal Wikizionario, il dizionario a contenuto aperto, si evince quanto segue:
Italiano, Aggettivo, psicolabile (pl: psicolabili), (psicologia) (psichiatria): persona che presenta """" instabilità psicologica """".
Sostantivo, psicolabile m e f (pl: psicolabili), (psicologia) (psichiatria) persona """" psicologicamente instabile """".

Sillabazione, psi co là bi le.
Pronuncia, IPA: /psiko'labile/
Etimologia / Derivazione, composizione di psico- + labile
Sinonimi, aggettivo, nevrotico, ipersensibile, impressionabile, emotivo,


instabile, labile, neurolabile.
Antonimi/Contrari, aggettivo calmo, equilibrato.
Note / Riferimenti
Paravia, De Mauro edizione on-line.
Treccani,
vocabolario edizione on-line.
Dall'etimologia e, non da meno, dall'uso corrente che di questa espressione si fa nella lingua italiana, è evidente che con essa ci si intende riferire a quei soggetti che sono affetti da patologie che involgono la loro sfera psichica e, dunque, non certo l'ambito cerebrale del loro organismo.

Come è noto, inoltre, queste particolari patologie - se di patologie veramente si tratti - rientrano nelle competenze della psicologia, che è quella scienza che si occupa di una mente sana; mentre, come è pure noto e contrariamente, la psichiatrica si occupa di una mente malata.

Ciò succintamente evidenziato, si tratta di passare a verificare se la psico-labilità, di cui sia o meno affetto l'autore del fatto criminoso posto in essere ai danni del Presidente Berlusconi, possa essere assimilabile od equiparabile alle varie patologie psichiatriche, nel senso che se anche essa, come queste ultime, sia idonea o meno a ritenere il soggetto che ne è affetto non imputabile o relativamente imputabile, poichè gravemente limitato nella o del tutto privo della sua capacità di autodeterminarsi (le cosiddette totale o parziale incapacità di intendere e di volere), o se, come sembra più verosimile, la sua psico-labilità costituisca sicuramente un disturbo di carattere psicologico, ma che non incide neppure minimamente sulla sua sfera volitiva e sulla sua capacità di intendere e di volere, lasciando comunque al soggetto la libertà di autodeterminazione.

Questo è un compito che è riservato alla scienza medica ed ai medici psicologi e psichiatri molto di buon grado e doverosamente giro il quesito che spetta alle loro competenze professionali.

La logica e la logica deduttiva, che bisogna sempre tenere presenti nel ragionamento che si fa per cercare di trarre delle conclusioni, in termini qualificazione del fatto e di responsabilità per quel determinato fatto, circa un'azione criminosa, però, sono di competenza di chi si occupa di affari penali, e chi fa questo lavoro sa bene - o dovrebbe saperlo - che è dall'azione di un determinato soggetto, considerata sia nel suo complesso, che in relazione ai singoli comportamenti, fatti od atti che la compongono, che si evincono la volontà e le finalità perseguite da quel soggetto agente.
La scienza e l'esperienza investigativa degli uomini, in rapporto ai vari fatti reato che ogni giorno vengono commessi, hanno a loro disposizione molteplici strumenti e tecniche di accertamento, ma, su tutti, siedono e presiedono sempre la logica, l'intelligenza e l'intuito negli accertamenti, che, da sempre, costituiscono le armi migliori contro chiunque delinque e vuole farla franca.
Tutte queste belle ed utili cose inducono a ritenere fondatamente che l'intera l'azione delittuosa posta in essere in Piazza Duomo a Milano, ai danni di Berlusconi, sia solo il frutto di un'accurata e meticolosa preparazione di ciò che poi sarebbe accaduto platealmente davanti a tutta l'Italia.
Ad essa si è accompagnata, inoltre, una convinzione - invero infondata ed affatto saggia - che il tutto si sarebbe risolto, agli occhi della gente, nella deplorevole azione di uno psico-labile che, proprio perchè tale ed in quanto tale - dove il tale si vorrebbe che stesse per psico-labile = ad un pazzo, in senso lato - non dovrebbe meritare lo stesso grado di riprovevolezza sociale che viene
riservato nella generalità dei casi di commissione delittuosa ai criminali di ordinaria fattura.

L'autore del reato - si è detto - è psico-labile ed in cura, per ciò, da circa dieci anni a Milano.

Ma si è anche detto che lavora da sempre nell'azienda di famiglia, con un ruolo di responsabilità, e che ha anche una spiccata propensione verso le invenzioni e le innovazioni, tant'è che pare che sia autore di vari brevetti.

Queste cose non sono per nulla conciliabili con una mente malata, nel senso che se ne è detto o che si vorrebbe che si ritenesse della mente di quel singolare autore della plateale aggressione.

Inoltre, la sua azione delittuosa ai danni di Berlusconi, per come portata a termine, denota che è stata non il frutto di un impulso o di un raptus improvvisi o, magari, di una provocazione, bensì e piuttosto di un'accurata e meticolosa preparazione, che, per il nostro diritto penale, significa od equivale ad una cosa soltanto; una cosa che si chiama """ premeditazione """".


Avvocato Salvatore Cirolla

giovedì 26 febbraio 2009

Il "Caso" Moro ... chi e quanti c'erano quel giorno in Via Fani?




Roma, 16 marzo 1978, Via Mario Fani all'incrocio con Via Stresa.
Uno degli aspetti che maggiormente colpisce chi si accinga a leggere le tante carte processuali è dato dal fatto che sembrerebbe, sia pure da una loro lettura sommaria, che a nessuno abbia mai interessato accertarsi seriamente delle identità e del numero effettivo delle persone presenti la mattina della strage di Via Fani in quel luogo, nel senso che nessuna verifica investigativa è stata fatta neppure in questa direzione, come in e per altri determinanti aspetti dell'intera vicenda.
Il Brigatista RossoValerio Morucci, in diverse occasioni, ha fatto i nomi di sette persone, uomini e donne, suoi compagni di lotta e di assassinio, indicandoli in: Mario Moretti, Raffaele Fiore, Bruno Seghetti, Franco Bonisoli, Prospero Gallinari, Barbara Balzerani e, ovviamente, in sè stesso.
In una intervista rilasciata per televisione molti anni dopo i fatti di via Fani, gli si è rischiarata la memoria e si è premurato di indicare altri due nomi, oltre quelli già riferiti nelle sue audizioni, ossia quelli di Alvaro Lojacono e di Alessio Casimirri.
Come si ricorderà, il primo, Alvaro Lojacono, era stato arrestato e processato in Svizzera, dove si era nel frattempo rifugiato; mentre il secondo, cioè Alessio Casimirri, non è stato mai catturato, ma, piuttosto, sembrerebbe che si sia rifugiato in Nicaragua, dove è stato visto, fotografato e persino intervistato.
Lì, cioè in Nicaragua, ha aperto un ristorante e vive tranquillo e, magari, anche in pace con sè stesso, con gli altri e con la propria coscienza, pur avendo analoghe, se non eguali responsabilità di quelle dei suoi compagni di assassinio, e senza avere mai scontato un solo giorno di prigione.
Il Morucci, infine, fa anche il nome di una decima persona, ossia quello di Rita Algranati, che, poi, dovrebbe essere la stessa persona che si identifica per la moglie di Alessio Casimirri, la quale, secondo il piano studiato e messo a punto dalle BR per compiere la strage della scorta ed il rapimento dell' On. Moro quella mattina del 16 marzo 1978, aveva il compito di fare da "civetta" ossia, a bordo ed alla guida di un motorino, doveva intercettare e segnalare per tempo al commando brigatista in agguato l'arrivo dell'auto su cui viaggiava l'On. le Moro e di quella che la seguiva e su cui viaggiavano alcuni degli uomini che componevano la sua scorta.
Anche la Rita Algranati è stata segnalata in Nicaragua e la cosa è di certo verosimile, atteso che, appunto, essendo la moglie di Alessio Casimirri, non poteva non ricongiungersi col proprio "compagno".
Il Morucci, a questo punto delle sue rivelazioni dilazionate, assicura ed arriva addirittura a giurare di avere detto veramente tutto ciò che sapeva sulle identità e sul numero delle persone che hanno preso parte alla strage di Via Fani ed al rapimento dell'On. le Aldo Moro.
Ma, come sempre accade nella vita a tutti quelli come lui, le sue rivelazioni postume e le sue verità, che dovrebbero denotare, nelle sue aspirazioni ad essere reputato dai suoi simili come un
uomo ravveduto, magari pentito e reso migliore dall'esperienza, che, per rendere più credibili, non esita a corroborare con un giuramento, che si rivela invero solo come uno spergiuro, cozzano con quella verità vera, che viene sempre fuori, in un modo o nell'altro, nelle vicende umane, al di là degli e nonostante gli ostacoli che le si frappongono, e non si conciliano per nulla con ciò che è emerso comunque, oltre i suoi racconti e le sue verità, che, se davvero tali, sono solo parziali.
Residuano, infatti, ai racconti del Morucci, almeno cinque misteri mai accertati da alcuno.
Ma di questi si tratterà nelle apposite sezioni ad essi dedicate e che seguiranno.
Avvocato Salvatore Cirolla